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Ciascuno ha la filosofia o la religione di cui è degno.
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Il filosofo, oggi, deve non già fare il puro filosofo, ma esercitare un qualche mestiere; in primo luogo il mestiere dell'uomo.
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L'uomo dimentica. Si dice che ciò sia opera del tempo; ma troppe cose buone, e troppe ardue opere, si sogliono attribuire al tempo, cioè a un essere che non esiste. No: quella dimenticanza non è opera del tempo; è opera nostra, che vogliamo dimenticare e dimentichiamo.
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La libertà al singolare esiste soltanto nelle libertà al plurale.
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La storia nostra è storia della nostra anima e storia dell'anima umana è la storia del mondo.
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La critica è un fucile molto bello: deve sparare raramente!
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Nella vera poesia le espressioni che suonano più semplici ci riempiono di sorpresa e di gioia perché rivelano noi a noi stessi.
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L'eterno progresso spirituale non ha niente da vedere con la volgare ricerca del piacere e della felicità; tanto che si potrebbe del pari, se così piacesse, definirlo un progresso nel sempre più alto e più complesso dolore umano.
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Vi sono rami di produzione letteraria o libraria che si dica, i quali sembrano condannati all'inferiorità e ad aggirarsi in una sorta di "demimonde" scientifico: caso tipico, la cosiddetta "Sociologia".
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La violenza non è forza ma debolezza.
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Ecco, dunque, dove soltanto può essere collocato l'orgoglio del filosofo: nella coscienza della maggiore intensità delle sue domande e delle sue risposte.